Terapia con Gonadotropine per l’Infertilità Maschile Idiopatica

La terapia con gonadotropine, comprendente ormone follicolo-stimolante (FSH) e ormone luteinizzante (LH), ha guadagnato interesse in diversi ambiti clinici, tra cui l’ipogonadismo ipogonadotropo, l’induzione della pubertà e l’infertilità maschile idiopatica. Mentre per i primi due contesti l’efficacia della terapia è ben consolidata, il suo impiego nell’infertilità maschile idiopatica è ancora oggetto di discussione a causa di un numero limitato di studi controllati. Questo rende difficile definire con precisione il dosaggio ottimale, la durata della terapia e i fattori predittivi di risposta.

Infertilità Maschile Idiopatica: Un Problema Complesso
Circa il 30% dei casi di infertilità maschile non trova una spiegazione chiara, definendosi così come “idiopatica”. Tuttavia, recenti ricerche indicano che alcuni biomarcatori potrebbero essere utili per prevedere la risposta alla terapia con gonadotropine. Tra questi, si evidenziano:

Livelli di 17α-OH-progesterone: Un biomarcatore della steroidogenesi, implicato nella produzione di testosterone. Livelli inferiori a 1.18 ng/mL sono associati a una maggiore probabilità di successo nella terapia.
Polimorfismi del gene FSH e del suo recettore: Alcuni polimorfismi, come il FSHR Ser680Ser (GG), sono legati a una ridotta risposta alla terapia.
Polimorfismo 2039 A/G del recettore dell’FSH: Questo polimorfismo influisce sul metabolismo del glucosio e sull’insulinemia, entrambi correlati ai livelli di FSH.
Livelli di Inibina-B: Indicatore della funzione dei tubuli seminiferi, con bassi valori che segnalano una scarsa risposta all’FSH.
Citologia testicolare: In casi di azoospermia non ostruttiva, può essere utile per valutare la gravità dell’ipospermatogenesi.
Criteri di Selezione e Modalità di Trattamento
La terapia con gonadotropine non è indicata in tutti i pazienti infertili. È riservata a coloro che presentano livelli di FSH nella norma o ridotti. Studi hanno dimostrato che livelli di FSH superiori a 8 mIU/mL non portano a miglioramenti significativi nei parametri seminali. La normativa italiana AIFA 74 permette la prescrizione di questa terapia con rimborso solo in presenza di livelli di FSH inferiori a 8 mIU/mL.

Sono disponibili diverse formulazioni di gonadotropine, tra cui l’FSH purificato derivato dalle urine di donne in post-menopausa (hpFSH) e l’FSH ricombinante ottenuto tramite tecnologia DNA (rhFSH). Sebbene i costi delle preparazioni ricombinanti siano più elevati, entrambe le forme si sono dimostrate ugualmente efficaci nella terapia per l’infertilità maschile.

Schema Terapeutico e Possibili Benefici
Un approccio terapeutico interessante consiste in un trattamento sequenziale che combina hpFSH e rhFSH, somministrati per un periodo di tre mesi ciascuno, intervallati da una pausa. Questo schema può rappresentare un’opzione efficace per quei pazienti che non rispondono al primo ciclo di trattamento. Una volta ristabilita la spermatogenesi, è possibile procedere con il concepimento naturale o, se necessario, ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).

Controindicazioni e Effetti Collaterali
Le principali controindicazioni all’uso delle gonadotropine includono la presenza di neoplasie prostatiche, testicolari o altre neoplasie androgeno-dipendenti. Un possibile effetto collaterale è lo sviluppo di ginecomastia. Studi recenti hanno dimostrato che questa terapia può migliorare parametri seminali quali concentrazione, motilità, morfologia e ridurre la frammentazione del DNA spermatico. Pertanto, è indicata nei pazienti con oligozoospermia idiopatica, livelli normali di FSH e inibina-B e assenza di arresto della maturazione cellulare.

Terapia Aggiuntiva con hCG
In aggiunta all’FSH, è possibile integrare la terapia con gonadotropina corionica umana (hCG) nei pazienti con ridotto volume testicolare e bassa concentrazione di testosterone. Questo schema combinato di FSH e hCG ha mostrato risultati superiori rispetto ai regimi tradizionali, migliorando i parametri seminali, il tasso di gravidanza spontanea e la normalizzazione della frammentazione del DNA spermatico.

Altri Approcci Terapeutici
L’utilizzo di antiestrogeni, come i modulatori selettivi del recettore estrogenico (SERMs) e gli inibitori dell’aromatasi, può essere considerato come trattamento complementare. Tuttavia, mentre i SERMs hanno dimostrato una certa efficacia nell’aumento del tasso di gravidanza, il loro uso nel maschio è off-label e richiede consenso informato. Gli inibitori dell’aromatasi, pur essendo promettenti, sollevano preoccupazioni riguardo agli effetti a lungo termine sulla salute ossea e il loro uso non è attualmente raccomandato.

Conclusioni
La terapia con gonadotropine rappresenta un’opzione terapeutica valida per l’infertilità maschile idiopatica, soprattutto nei pazienti selezionati con livelli normali di FSH e inibina-B. Sebbene vi siano ancora questioni aperte riguardo alla standardizzazione del trattamento, le evidenze indicano che questa terapia può migliorare significativamente i parametri seminali e aumentare le possibilità di concepimento naturale o assistito.